Tratto dal Catalogo della Mostra alla Galleria “La Tartaruga” 1987 La pittura e la scultura di Enzo Carnebianca rivelano non solo le profonde differenze relative al mezzo di espressione ma, diremmo che soprattutto rivelano una sostanziale differenza di maturazione formale.
Carnebianca si sente maggiormente attratto dalla scultura, con questa giungendo a sottili e raffinati esiti, non di meno riuscendo compiutamente ad esprimere quella latenza ora espressionista ora surreale che in lui preme come segno di intensa matrice.
Tutto ciò trovando, in pittura, al contrario, una sorta di raffinato sensualismo che si compiace di sé. Così saranno, quei personaggi, oltretutto investiti d’una azzurra atmosfera che, spesso, contrasta col loro portato e significato profondo.
Altro discorso. Come accennato, dovrà farsi per le sue soluzioni plastiche. Le quali rivelano, dell’artista, la propensione ad un’assoluta inventiva che si risolve non raramente in soluzione enigmatica. Mentre dovrà soffermarsi l’attenzione sulla qualità introspettiva del modellato che riesce a raggiungere, in parti tempo, straordinarie morbidezze ed altrettante alterazioni che si offrono all’indagine come lacerazioni del vissuto.
Enzo Carnebianca farà emergere dall’intimo della sua coscienza formale la ragione di tutto ciò, confermando il problematicismo (e le contraddizioni, se si vuole) della sua natura così in lotta tra onirismo e innamenza. Fra fantasia, vale a dire, e forte e drammatica realtà.
Questo ci sembra emerga osservando le sue opere a cera persa degli anni recenti.
Un’ulteriore annotazione riguardando l’esigenza di Carnebianca di esprimersi attraverso il linguaggio dei simboli i quali renderanno le sue soluzioni allarmanti e misteriche, celando sempre, le apparenze, un non detto. Il quale, sembrerebbe affermare lo scultore, è costanza della vita e, dunque, amplificandone il concetto nell’interpretazione dell’arte.
Domenico Guzzi