Nel deserto accadono cose magnifiche, accade a volte che i sogni prendano forma di miraggi e si fissino nella retina di viaggiatori senza tempo. Vi è un detto tra i viaggiatori del deserto che è un auspicio: “Nel deserto non c’è acqua, la pietra è vecchia e i vecchi sono asciutti, ma quando tu viaggi per il deserto porti acqua, perché sei fatto di acqua e il deserto ti ringrazia perché lo disseti, dando immagine ai suoi sogni, giacché il deserto sogna e insegna”.
Ci sono sogni che viaggiano di granello in granello col vento nei tornanti e cantano evoluzioni geometriche impensabili per un uomo, sentirli può far impazzire o può donare la saggezza che si fonda sul principio dei tempi, poiché nel deserto l’intelletto è tutto interiore: solitaria compagnia di ogni sentire.
Solo pochi artisti conoscono una storia molto bella del deserto: Alcuni viaggiatori senza tempo si smarrirono e caddero su un mondo desolato. Era il deserto, che dopo averli ospitati e insegnato loro come ritrovare la strada perduta e riparare la nave, narrò la sua storia. Quattro mondi in armonia di pace caddero in un cataclisma cosmico per ignoranza e avidità. Erano due mondi umani e due mondi alati. Marte e Terra i due mondi umani, Venere e Mercurio i due mondi alati, quattro popoli che stavano entrando nel regno della perfetta armonia di pace. Quando Mercurio venne ad annunciare sulla Terra il compimento con il suo fiore dai nove petali venne imprigionato da Marte che volle ridurre la Terra in schiavitù. Venere allora gli mosse guerra, poiché il suo popolo sulla Terra soffriva. La contesa si svolse sulla povera e straziata Terra che fu ridotta ad un deserto e gli uomini si sterminarono tra loro senza alcun ritegno, parteggiando chi per Marte e chi per Venere. Tutti e quattro i popoli perirono inesorabilmente poiché la Terra era il tempio dei sensi e il messaggio di conoscenza di Mercurio era andato perso nella guerra.
I viaggiatori furono impressionati da quella triste storia poiché conoscevano il valore e lo splendore della vita che si compie. Così si giurarono al vecchio deserto che in riconoscenza della sua ospitalità e benevolenza avrebbero viaggiato nei quattro mondi, in tutti i tempi a ritroso, lasciando tracce di quella storia affinché essa fosse compiuta nell’armonia della pace e nella ricchezza della spanersità.
Enzo Carnebianca ha interpretato graficamente quella antica storia del deserto come augurio di armonia di pace. Qui Mercurio ha trasmutato, in onore di Atena, il suo fiore dai nove petali nell’albero della vita con dieci mondi, dove il decimo è il mondo collettivo della creatività e non il dominio dell’intemperanza di Ares.
Roma, li 5 dicembre 2002
Gaetano M. Bonifati